“VenerdIslam”: I bambini e i disegni di Gaza raccontano la guerra
di Monica Macchi
Devi contare le mosche…
Tante mosche significano tanti cadaveri sotto le macerie
Ahmed, 8 anni gazawi
Sabato scorso al Museo Diocesano di Milano c’è stato un convegno sulla condizione dei bambini a Gaza dove predomina una “grammatica del cemento” che ha decretato la fine della dimensione del naturale e provoca una crescente insicurezza ambientale.
I bambini sono sempre più malnutriti a causa della scarsità, bassa qualità e discontinuità del cibo e sono costretti a lavorare, cosa questa che costituisce una umiliazione per tutta la famiglia e soprattutto per il padre ma anche l’impossibilità a frequentare la scuola…solo pochi anni fa la Palestina aveva il più alto tasso di scolarizzazione del Medio Oriente, seguita dalla Siria!
Questo significa la completa negazione dell’infanzia in un contesto deprivato caratterizzato, come ha argomentato il prof Guido Veronese, da un “out going trauma”, un trauma continuativo da cui si può uscire attraverso il SUMUD, la perseveranza e la riscoperta della dimensione dell’infanzia attraverso giochi di ruolo, l’arte-terapia e la didattica ludica come dimostrato dalla storia di Hanan Al Hroub insegnante palestinese del campo profughi di Deisha (Betlemme) che ha vinto il Global Teacher Prize (ne abbiamo parlato qui Hanan Al Hroub: la professione di insegnante e il suo valore in Palestina) . E anche attraverso la progettazione e realizzazione di spazi a misura di bambino come la “Terra dei bambini” nella comunità beduina di Um al Nasser, distrutta il 17 luglio durante l’operazione “Margine protettivo” senza che il governo italiano abbia neppure chiesto i motivi all’Unica democrazia del Medio Oriente.