Pane e gelsomini: donne e società civile in Tunisia
Veronica Tedeschi ha scritto per l’ Associazione per i diritti umani ( e ha realizzato il video)
La seconda giornata del FDU si conclude con un convegno per parlare di donne e società civile in Tunisia, unica sezione dell’intero Festival dedicata ad un paese specifico. Perché proprio la Tunisia? Perché è un paese virtuoso che è riuscito a superare tante difficoltà; si cercherà di raccontare i successi e le contradizioni tunisine tenendo gli occhi puntati sul ruolo delle donne all’interno della società civile.
Amira Yahayaoui, famosa attivista per i diritti umani in Tunisia, apre l’incontro raccontando la sua esperienza personale. “Sono nata in una famiglia democratica che viveva in un paese dittatoriale, mi sono subito resa conto che c’era qualcosa che non andava: la mia vita fuori e dentro casa era molto diversa”.
Le persone si possono tenere sotto controllo con la non-educazione all’interno di una dittatura. In Tunisia non si era liberi di scegliere la facoltà universitaria e per limitare le possibilità si davano pessimi voti, a causa dei quali Amira ha potuto trovare lavoro solo come assistente veterinaria in uno sperduto paesino rurale. È partita e scappata in Francia, lo stesso viaggio di molti dei migranti dei quali si parla oggi.
“Grazie anche ad Emma Bonino, che era nella giuria del premio Chiraq, sono riuscita a vincere, e ho ricevuto il premio dalle stesse persone che mi consideravano un’immigrata clandestina in Francia”. Oggi Amira ha un permesso di soggiorno francese della durata di 10 anni ma ha scelto di tornare nel suo paese, dal momento in cui i tunisini sono riusciti a vincere la dittatura per creare una democrazia.
La Costituzione tunisina, continua Amira, è la più avanzata e progressista di tutta l’Africa e si trova al decimo posto per i valori di libertà che vi sono iscritti. Le donne tunisine, in questo senso, hanno contribuito al processo di transizione e stesura della Costituzione; non solo, all’interno della stessa è stato inserito un articolo sulla parità dei sessi che ha portato oggi ad avere il 30% di donne all’interno del Parlamento. La maggior parte di queste deputate non aveva vere e proprie competenze specifiche perché la Tunisia non ha vissuto una storia di donne che facevano il mestiere di politiche; questa cosa si notava molto, soprattutto agli inizi, ma in fondo, continua sarcasticamente Amira, “chi è veramente competente per scrivere una Costituzione?”.
Nonostante questo, tali donne “inesperte” hanno partecipato il 30% in più rispetto agli uomini alle sedute parlamentari e durante tutto il periodo di transizione che ha portato la Tunisia alla creazione di una democrazia vera e propria. Si arrivò, addirittura, ad avere un Vicepresidente donna e anche a capo di molte Commissioni si iniziarono ad inserire delle donne.
Ma non tutte le donne tunisine sono deputate e, in alcune zone, le donne si trovano ancora in situazioni di grande disagio, di questo ha parlato Debora Del Pistola, responsabile Tunisia dell’Ong Cospe.
“La Tunisia ha riconosciuto l’aborto molti anni prima rispetto ad altri paesi Europei: la grande sfida è l’applicazione di questi diritti”
L’Ong COSPE si stanzia nelle periferie tunisine, nelle regioni più marginalizzate che, a causa di politiche suicide, sono state abbandonate. In questo periodo COSPE sta lavorando con un gruppo di donne che lottano per ottenere spazi pubblici. Queste ultime stanno cercando di avere tali spazi per sperimentare la creazione di luoghi per parlare di diritti e svolgere diverse attività come, per esempio, la creazione di una radio di sole donne. La volontà è quella di creare attività più piccole da affiancare ai grandi movimenti di donne, già esistenti in Tunisia: la determinazione delle donne di combattere per il proprio paese, come ha fatto Amira, si sente molto, sono tante le donne che continuano a lottare per i loro diritti.
Il dibattito tra le due ospiti continua toccando diverse questioni che riguardano la società civile tunisina, a partire dagli attacchi terroristici che hanno inserito la Tunisia tra i “paesi a rischio”, fino ad arrivare agli sforzi e alla volontà di tutto mondo arabo di andare avanti e lottare contro dittature e guerre.