Palmiro e il sommo libro della Costituzione. I principi fondamentali della Costituzione italiana raccontata ai bambini
Associazione Per i Diritti umani ha avuto il piacere di intervistare le autrici del libro “Palmiro e il sommo libro della Costituzione. I principi fondamentali della Costituzione italiana raccontata ai bambini”, Monica Celentano e Chiara Tripodina che ringraziamo molto per la loro disponibilità. Illustrazioni di Marco Bailone.
I personaggi principali, a partire dal protagonista, portano il nome di costituenti italiani. Ogni racconto è accompagnato da un commento, che si rivolge direttamente alle bambine e ai bambini, per spiegare loro il significato e il valore di principi fondamentali della Costituzione italiana. Vengono anche introdotti alcuni eventi storici significativi: cosa è accaduto il 25 aprile 1945 o il 2 giugno 1946, e dunque cosa si festeggia nelle ricorrenze annuali di quelle date.
A cura di Alessandra Montesanto
Perché avete deciso di spiegare la Costituzione ai bambini, adottando il loro linguaggio semplice e diretto? Immagino non sia stato un lavoro facile.
C’è una frase di Maria Montessori – che abbiamo posto in epigrafe al libro – che sintetizza ciò che ci ha mosso a scrivere un libro per raccontare alle bambine e ai bambini i principi fondamentali della nostra Costituzione, a settant’anni dalla sua entrata in vigore: «Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo» [Educazione per un mondo nuovo, 1946]. Come Maria Montessori, siamo anche noi convinte che molto di ciò che sarà la società italiana di domani dipenda da ciò che le bambine e i bambini di oggi apprendono ed elaborano, in famiglia e a scuola. Tanto prima inizia l’educazione alla cittadinanza, e cioè alla convivenza nel reciproco rispetto, tanto più facilmente essa viene interiorizzata e praticata in modo naturale.
Parlare della Costituzione ai bambini – della storia della sua nascita e dei suoi contenuti –, non è così difficile: particolarmente i Principi fondamentali non rappresentano infatti un testo duro per le orecchie dei più piccoli. Anzi, i costituenti vollero che la costituzione fosse, «più che è possibile, breve, semplice e chiara; tale che tutto il popolo la possa comprendere» [Meuccio Ruini, Relazione al Progetto di Costituzione della Repubblica Italiana, 6 febbraio 1947]. Per questo usarono il linguaggio eterno e universale della dignità, della libertà, della solidarietà, dell’uguaglianza: princìpi fondamentali che non è mai troppo presto apprendere e mettere in pratica. Non solo per essere cittadini ma, in definitiva, esseri umani.
Prima di scrivere il libro, poi, per anni abbiamo sperimentato il dialogo sulla Costituzione con i piccoli e anche piccolissimi, con laboratori nelle scuole primarie e letture nelle scuole dell’infanzia. Abbiamo così capito che se ci si accosta alle bambine e ai bambini non con la supponenza degli adulti, ma mettendosi in ginocchio per parlare alla loro altezza, allora li si conosce per gli interlocutori attenti, curiosi e acuti che sono. Si tratta solo di trovare il registro di linguaggio giusto. Ci abbiamo provato.
Quanto è importante la memoria, soprattutto in questi tempi bui di revisionismi e politiche che non tutelano i diritti umani?
La conoscenza della storia, e dunque la memoria degli avvenimenti, sono fondamentali per comprendere chi siamo come cittadini e come popolo, da dove veniamo e dove rischiamo di andare. La storia insegna che le dinamiche sociali, politiche, economiche che caratterizzano l’oggi sono simili a quelle del passato. Non necessariamente la storia si ripete uguale a se stessa. Ma è importante conoscerla per, giunti a determinati bivi, saper percorrere strade diverse da quelle che nel passato hanno condotto alle tragedie del Novecento.
Particolarmente la nostra Costituzione è frutto della storia, del suo recente passato. È una Costituzione sicuramente antifascista: anche se non in modo dichiarato – salvo l’articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali, che vieta «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista» – ogni articolo è una risposta polemica al fascismo, affinché a quella esperienza autoritaria non si torni mai più. Questo bisognerebbe ricordare ogni volta che si vuol mettere mano al testo della Costituzione per rendere le procedure decisionali più snelle e veloci: che con i vincoli, non si perdano anche le garanzie.
Vogliamo ricordare i motivi per cui la nostra Costituzione è stata redatta?
Rispondiamo, se permettete, con le parole con cui raccontiamo alle bambine e ai bambini, la nascita della Costituzione Italiana.
Quando il 25 aprile 1945 l’Italia fu liberata dall’occupazione tedesca e dai residui del regime fascista grazie all’azione congiunta dei partigiani e degli alleati, iniziò la “stagione costituente”. Una delle date più significative di questa stagione fu il 2 giugno 1946, quando, dopo vent’anni di dittatura, si svolsero le prime elezioni libere: tutti gli uomini e – per la prima volta nella storia italiana – tutte le donne maggiorenni si svegliarono la mattina presto, si vestirono con il loro abito migliore, e si misero ordinatamente in fila con i bambini per mano, attendendo il loro turno per dare il loro voto ed eleggere l’Assemblea costituente. Furono eletti 556 uomini e donne con il compito di scrivere la Costituzione italiana.
In quel giorno le italiane e gli italiani non elessero solo l’Assemblea costituente, ma anche furono chiamati a scegliere, con un “referendum istituzionale”, se volevano che l’Italia rimanesse una Monarchia – con un Re discendente da una dinastia di sovrani – o diventasse una Repubblica – con un Capo dello Stato eletto dai cittadini o dai loro rappresentanti. I cittadini italiani a maggioranza votarono per la Repubblica, ed è per questo che il 2 giugno celebriamo la “Festa della Repubblica”.
L’Assemblea costituente iniziò i suoi lavori il 25 giugno 1946 e tre giorni dopo elesse Enrico De Nicola Capo provvisorio dello Stato. I costituenti lavorarono per diciotto lunghi mesi: prima in gruppi ristretti, poi tutti insieme. Discutevano, votavano, approvavano. Così per ogni frase, talvolta per ogni parola, di ogni articolo della Costituzione.
Erano uomini e donne con idee politiche anche molto diverse tra di loro: tutti desideravano il meglio per la nuova Repubblica che stava nascendo, ma ciascuno aveva un’opinione diversa di cosa fosse il meglio e di quale fosse il modo migliore per conseguirlo. Eppure furono capaci, attraverso la riflessione, la discussione, l’ammorbidimento delle reciproche posizioni, di trovare un “compromesso costituente” e di giungere a una sintesi di valori e di principi giuridici a partire dai quali ricominciare a costruire una vita comune su basi democratiche. L’approvazione finale della Costituzione avvenne il 22 dicembre 1947, con 453 voti a favore e 62 contro, con l’accordo di quasi il 90% dei costituenti che votarono. Il 1 gennaio 1948 la Costituzione entrò in vigore.
Cosa possiamo dire e insegnare alle ragazze e ai ragazzi che saranno i cittadini di Domani?
La prima cosa è la pari dignità di ogni essere umano (art. 3 Cost.) e dunque l’uguaglianza, nei diritti, ma anche nei doveri. Nel libro insistiamo molto sul lato dei doveri, perché, come dice Simon Weil, «La nozione di obbligo sovrasta quella di diritto, che le è relativa e subordinata. Un diritto non è efficace di per sé, ma solo attraverso l’obbligo cui corrisponde» [La prima radice, 1943]. Senza l’adempimento dei doveri, non è possibile l’esercizio dei diritti.
E il primo dovere di cui parla la nostra Costituzione è il dovere di solidarietà (art. 2): di aiuto nei confronti dei più deboli. Non è una carità: è appunto un dovere costituzionale.
E anche un dovere di solidarietà quello che abbiamo nei confronti delle generazioni future, da cui abbiamo ricevuto in prestito il nostro pianeta: e dunque il dovere di rispettare la natura e proteggere l’ambiente (art. 9 Cost). È un dovere costituzionale, ma oggi anche un’assoluta necessità.
È ancora un dovere quello di «svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorre al progresso materiale o spirituale della società» (art. 4), su cui tutta la nostra Costituzione si fonda. L’Italia è una “Repubblica democratica, fondata sul lavoro» significa infatti questo, in definitiva: l’Italia si fonda su di noi, che quotidianamente diamo il nostro contributo al suo progresso.
Dall’adempimento di questi doveri, discende tutto l’importantissimo corredo dei diritti, che è parimenti importante conoscere e rivendicare: la libertà personale, la libertà di manifestazione del pensiero, i diritti sociali…
Volete fare un commento all’introduzione di Marta Cartabia,
Vice-presidente della Corte costituzionale ?
Abbiamo chiesto a Marta Cartabia – professoressa ordinaria di Diritto costituzionale e Vice-presidente della Corte costituzionale – di fare la Presentazione al nostro libro, perché recentemente la Corte costituzionale, con il progetto Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole, ha deciso di uscire dal Palazzo della Consulta per portare la Costituzione e i giudici costituzionali nelle scuole italiane. Speravamo, dunque, di trovare in lei un’autorevole sostenitrice della nostra idea. In particolare Marta Cartabia coglie perfettamente lo spirito del nostro libro quando scrive: «Il capitale che i nostri padri e le nostre madri ci hanno consegnato può andare disperso o essere dilapidato. La memoria può sbiadire, il portato della storia può essere vissuto con ovvietà, il suo valore e il suo significato possono smarrirsi». È per questo che la Costituzione ha bisogno di essere conosciuta, custodita e realizzata: per non rimanere solo un pezzo di carta. Non solo le bambine e i bambini hanno dunque bisogno della Costituzione per vivere meglio. Ma anche la Costituzione ha bisogno di loro per sopravvivere.
Questo il senso della raccomandazione che chiude il libro: «Fate camminare la Costituzione con le vostre gambe, bambine e bambini, e non smettete mai mai mai di lottare per difendere i vostri diritti e di impegnarvi per adempiere i vostri doveri. Siate sempre vigili, non distraetevi mai, non dite mai “non mi riguarda”, perché – le parole sono di Calamandrei – “la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare”».
Chi è Palmiro?
Palmiro è il protagonista del libro che – come quasi tutti gli altri personaggi del libro – porta il nome di un costituente italiano (anche da questo passa la memoria).
È un bambino di dieci anni che si trova a vivere sotto un re tirannico e bizzoso: Re Malcontento, di cui «ogni capriccio era legge, e ogni fastidio punizione». Decide così di liberare il suo paese dalla dittatura e si mette in viaggio, alla ricerca del Sommo Libro della Costituzione. Una vera e propria odissea, in cui Palmiro, attraversando luoghi fuori dal tempo e incontrando personaggi bizzarri, imparerà il significato dei più importanti principi costituzionali. Soprattutto imparerà che «Non c’è peggior tiranno che avere paura dei tiranni».
Il viaggio di Palmiro si sviluppa in dieci tappe. Ogni racconto è accompagnato da un commento, che si rivolge direttamente alle bambine e ai bambini, per spiegare loro il significato e il valore di principi fondamentali della Costituzione italiana. Ci sono poi le bellissime illustrazioni di Marco Bailone a impreziosire il nostro lavoro.