“Buone notizie”. Trasformare le difficoltà in opportunità

di Martina Foglia
Finalmente la rubrica “Buone Notizie” si arricchisce di un’altra bellissima storia che vi voglio raccontare! È la storia di Cinzia, una persona con disabilità, che vive la vita con intensità e passione. La sua storia ci insegna che, attraverso la determinazione, la costanza e la forza di volontà ,si possono raggiungere i propri obiettivi, i propri sogni . Inoltre ci insegna ,come dice il titolo di questa intervista e come dice lei stessa, a trasformare le difficoltà in opportunità, mettendosi costantemente in gioco. Ora lascio la parola a Cinzia e auguro a voi buona lettura!
1) Presentati…
Mi chiamo Cinzia Giordano, ho 25 anni e mi piace definirmi attraverso le diverse sfaccettature della mia vita. Prima di tutto sono una psicologa, abilitata da poco, e ho già iniziato a muovere i primi passi nel mondo del lavoro. Attualmente sto svolgendo un tirocinio di 200 ore presso il reparto di oncologia dell’Ospedale Sacco di Milano, esperienza che mi sta permettendo di approfondire la mia formazione clinica. Il mio percorso professionale è iniziato presso Spazio Vita Niguarda, dove ho avuto la possibilità di affiancare un’équipe multidisciplinare nel supporto a persone con disabilità e ai loro caregiver. Parallelamente, sono anche una sportiva: faccio parte della squadra di rugby in carrozzina ASD Dragons Milano, un’esperienza che mi insegna ogni giorno il valore del gioco di squadra e della determinazione. E naturalmente sono anche figlia, sorella e compagna, ruoli che arricchiscono e completano la mia identità. L’interesse per il tema della disabilità nasce anche dalla mia esperienza personale: convivo con una patologia neurodegenerativa, la Charcot-Marie-Tooth. Questo aspetto della mia vita, lungi dall’essere un limite, mi ha insegnato la resilienza, l’empatia e la voglia di mettermi in gioco, qualità che cerco di portare in ogni contesto umano e professionale.
2) So che stai studiando per diventare psicologa: Ti stai specializzando in una particolare branca della psicologia ovvero psicologia oncologica, cosa ti ha spinto a compiere questa scelta?
Si, sto svolgendo un master in psico-oncologia. La mia scelta di specializzarmi in psico-oncologia nasce dal desiderio di accompagnare le persone in uno dei momenti più delicati della loro vita. Durante il mio percorso accademico e durante il tirocinio ho potuto constatare l’importanza di un supporto psicologico mirato, capace di trasformare la paura e l’incertezza in forza e resilienza. Affrontare la dimensione emotiva legata a una diagnosi oncologica significa non solo lavorare sull’aspetto clinico, ma soprattutto offrire un sostegno che valorizza la persona nella sua interezza. In questo percorso, ho compreso che la psico-oncologia mi permette di unire la mia passione per la psicologia con la voglia di fare la differenza, aiutando chi vive situazioni di grande vulnerabilità a ritrovare la propria forza interiore.
3) So che stai quasi ultimando il tuo tirocinio presso il Centro Spazio vita, un centro che si occupa della socializzazione tra persone con disabilità attraverso attività ricreative e tecnologiche, come stai vivendo questa esperienza?
Il tirocinio presso il Centro Spazio Vita è stata un’esperienza davvero arricchente. Avere ultimato questo percorso mi permette di guardare indietro con soddisfazione per tutto ciò che ho imparato, sia a livello professionale che umano. Lavorare in un ambiente in cui la socializzazione viene promossa attraverso attività ricreative e l’uso della tecnologia mi ha fatto comprendere quanto piccoli momenti di condivisione possano trasformarsi in grandi opportunità di crescita per chi vive con disabilità. Questa esperienza mi ha insegnato il valore dell’ascolto, della collaborazione e della creatività, elementi fondamentali per costruire relazioni autentiche e significative. Sono convinta che queste competenze saranno preziose nel mio futuro percorso come psicologa, perché ogni incontro e ogni attività mi hanno arricchito e ispirato a continuare su questa strada con passione e dedizione.
4) So che sei tirocinante all’interno del progetto dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto, raccontaci come ti trovi
L’esperienza nei gruppi di Auto Mutuo Aiuto è stata per me estremamente formativa e gratificante. Ogni incontro rappresenta un’occasione per ascoltare storie diverse, confrontarmi con emozioni autentiche e apprendere il valore della condivisione. Mi trovo in un ambiente accogliente e solidale, dove ogni contributo individuale si trasforma in una forza collettiva. Questa esperienza mi permette di mettere in pratica le mie competenze in psicologia e, al contempo, di crescere personalmente, rafforzando la mia empatia e la mia capacità di supporto.
5) Cosa pensi di aver insegnato alle persone con cui ti relazioni quotidianamente e tu pensi di aver imparato qualcosa da loro?
Credo di aver trasmesso alle persone con cui mi relaziono l’importanza dell’ascolto, del rispetto per l’unicità di ognuno e del valore della condivisione. Ho cercato di far capire che, anche nei momenti difficili, c’è sempre spazio per la crescita e la resilienza. Al contempo, ho imparato moltissimo dalle loro storie, dalla forza con cui affrontano le sfide e dalla capacità di trasformare le difficoltà in opportunità. Questa reciproca condivisione mi arricchisce e mi insegna ogni giorno quanto la diversità e l’empatia siano fondamentali per costruire relazioni autentiche.
6) Parlaci di questo curioso binomio, rugby-carrozzina: so che giochi in una squadra e che partecipate a un campionato, come mai hai scelto proprio questo sport singolare?
Il rugby in carrozzina mi ha conquistata perché è uno sport in cui davvero tutti partono alla pari, indipendentemente dal tipo di disabilità o dalla forza fisica che hanno. In campo non conta solo la potenza: a fare la differenza sono la strategia, il gioco di squadra e l’intelligenza tattica. Anche il compagno che magari ha meno forza nelle braccia o nelle mani può essere fondamentale, perché ogni ruolo ha il suo peso e il suo valore. Questo mi ha colpito molto: ognuno è importante, nessuno è “di troppo”. Con i Dragons ho trovato un gruppo che funziona come una vera squadra, dove ci si completa a vicenda e si dimostra che la disabilità non toglie la possibilità di competere, divertirsi e sentirsi parte di qualcosa di grande.
7) Quali sono i valori che questo sport ti ha insegnato ?
Il rugby in carrozzina mi ha insegnato prima di tutto la resilienza, perché ogni partita è una sfida fisica e mentale che richiede di rialzarsi anche dopo una caduta. Poi il gioco di squadra: nessuno vince da solo, serve fiducia reciproca e la consapevolezza che ognuno porta un contributo fondamentale. Infine, la determinazione, quella forza che ti spinge a dare sempre il massimo, anche quando le circostanze sembrano avverse.
8) Come vivi oggi la tua condizione di disabilità?
La disabilità è parte della mia vita, ma non mi definisce interamente. Ho imparato a viverla come una sfida quotidiana, che mi spinge a trovare soluzioni, a non fermarmi davanti agli ostacoli e a trasformare i limiti in opportunità di crescita. Non è sempre facile, ma la mia esperienza personale mi aiuta a essere più empatica nel lavoro.
9) Qual è il motto della tua vita? (Se ne hai uno)
Se dovessi sceglierne uno direi: “Trasformare le difficoltà in possibilità”. È un pensiero che mi accompagna in ogni ambito, sia personale che professionale.
10) Come è Cinzia oggi? Descriviti in tre parole
Direi: determinata, empatica, curiosa
11) Progetti per il futuro?
Il mio ambizioso obiettivo è continuare a crescere come psicologa e, al contempo, costruire una carriera sportiva che possa portarmi lontano. Vorrei affinare le mie competenze in psico-oncologia, lavorare sia in ospedale che in contesti più flessibili, e portare avanti iniziative di sensibilizzazione sulla disabilità. Sul fronte sportivo, sogno di poter entrare nella nazionale italiana di rugby in carrozzina; poter rappresentare il mio paese sarebbe la conferma che il duro lavoro, la passione e il sacrificio fanno davvero la differenza.
Questa storia ci insegna che sei veramente credi in ciò che vuoi anche “l’impossibile”può diventare possibile”.




