VenerdIslam: “Filmare è esitere”
Dal 24 al 27 novembre al cinema Sputnik di Ginevra una rassegna dedicata interamente al cinema palestinese: 17 film ma anche incontri, tavole rotonde sulle tematiche del boicottaggio e sul ruolo dei registi palestinesi di Israele alla presenza di Ula Tabari e Alaa Ashkar, mostra fotografica di Motaz Alaaraj, e concerto finale di Yasser Abd Alla. Uno dei focus di questa edizione è infatti come i “Palestinesi del Quarantotto” abbiano forgiato la loro identità palestinese come minoranza non ebraica in Israele e quali relazioni siano riusciti a costruire con i Palestinesi di Gaza e della Cisgiordania.
Tra i film segnalo quello di venerdì 27 novembre, alle 22 “Lettere da Yarmouk”, di Rashid Masharawi dedicato dedicato a Hassan Hassan un attore e regista siro-palestinese torturato e ucciso per aver scaricato video anti-Assad. Costruito via Skype con un fotografo siriano, Niraz Said (che ha ricevuto il premio UNRWA con la foto “The three kings” sull’assedio al campo del marzo 2014, presentata poi nella personale “The dream lives on” al Museo-memoriale di Darwish a Ramallah) si interroga su cosa possa fare l’arte e il cinema per i “martiri della fame” del campo profughi palestinese di Yarmouk, alle porte di Damasco “costretti a vivere in una realtà che va oltre il disumano” come disse il Commissario dell’ONU nell’aprile 2015. Una risposta la dà Ahmad, in una delle immagini diventate iconiche, quando suona il piano tra le macerie per “rendere il suono della musica più potente dei proiettili nel campo”.
Inoltre il 29 Novembre, Giornata Internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese, verrà proiettato “3.000 notti” di Mai Masri (regista di “Children of Shatila”, “Frontiers of Dreams and Fears” e “Beirut Diaries) che sarà in collegamento skype per discutere le condizioni di vita e di lotta delle palestinesi nelle carceri israeliane. “3.000 notti” racconta di Laila Usfur (in arabo “Laila” significa “notte” e “Usfur” significa “uccello” metafora di quella prigione a cielo aperto che è diventata la vita dei Palestinesi) che per aver dato un passaggio a un ragazzo sospettato di essere un attentatore, finisce dritta dritta nel carcere di Ramla e si ritrova a dividere la cella con una contadina Umm ‘Ali, i cui figli sono nella sezione maschile, due studentesse Fida’a e Jamila, Rihan che pensa solo ai figli e Sana’a una combattente della resistenza. Laila scopre di essere incinta e decide di tenere il figlio che chiama “Nour”, “luce”. Il personale è politico
PS. Sono stati invitati da Gaza anche tre registi, Mohammed Almughanni, Areej Abu Eid, Mahmoud Abu Ghalwa e il produttore Amer Nasser…sempre che Israele conceda il permesso!