Afghanistan. Free Afghan Woman Now (FAWN), un progetto per l’aiuto alle donne
di Atai Walimohammad
Salma Atai ha fondato il progetto FAWN il 05/11/2018 e sta scrivendo insieme a suo fratello Atai Walimohammad un libro sulle atrocità, maltrattamento, schiavitù e uccisioni delle donne afgane; si è presa un grande rischio e dice: “Meglio morire che vedere ancora le donne vendute, picchiate e bruciate vive dai mariti”. Insieme a suo fratello, Atai Walimohammad, autore del libro “Ho rifiutato il paradiso per non uccidere”, sta aiutando le donne afgane.
Salma ormai viene considerata una “diversa”. Non è considerata una “brava ragazza musulmana” perchè sa leggere il Corano, prega cinque volte al giorno, ma è contro la dottrina dei talebani e coloro che mandano i bambini a farsi saltare in aria per andare in paradiso. È contro chi fa uccidere altri esseri umani, è contro gli uomini che picchiano le donne e pensano che le donne siano schiave e devono essere chiuse nelle case come prigioniere, è contro chi semina odio e chi crede che la guerra abbia qualcosa di santo. La guerra non può essere santa. E in Afghanistan le guerre si fanno per il petrolio, per gli interessi economici degli stranieri con cui non c’entra niente la cultura afgana e la religione islamica.
Lo scopo della sua vita è quello di liberare le donne afgane dalla schiavitù e dalle prigioni dei loro mariti, suoceri e genitori, nonostante le minacce che riceve quotidianamente non solo dai talebani, ma anche dalla stessa gente del suo villaggio. Salma è moderna e non rispetta i costumi e le tradizioni del villaggio e dei talebani. Salma era analfabeta e ha imparato tutto da sola, a casa, senza andare a scuola come ha fatto suo fratello Atai Walimohammad; non è che non volesse andare a scuola per istruirsi, ma le scuole per le ragazze non esistono e le donne.
Le donne piangono tutti giorni per colpa degli uomini perché le picchiano fino alla morte se non indossano il burqa, escono di casa senza il permesso o se non cucinano e non curano i bambini.
L’amica di Salma si chiamava Shaiema e aveva 15 anni, era stata venduta ad un signore che aveva 50 anni. Quest’ uomo aveva già altre due mogli e 8 figli. La situazione a casa di Shiema era difficile, suo padre era un uomo crudele. Non poteva contare più nemmeno sulla madre a cui, un giorno, “per sbaglio” avevano sparato in testa con il kalashnikov dal marito. Dopo tre operazioni, era rimasta paralizzata, cieca e muta.
Quando Shiema ha compiuto i sedici anni il padre, in cambio di una cospicua somma di denaro, l’ ha venduta, organizzando il matrimonio della figlia. I parenti dello sposo sono arrivati a casa per prendere le misure per il vestito di Shiema che, quel giorno, tentò di ribellarsi, ma il padre la massacrò di botte davanti ai parenti dello sposo che, compiaciuti, presero le misure. Passarono altri giorni, era più di un mese che Shiema non mangiava più. Una sera, entrò in camera di sua madre, appese una fune ad una trave, infilò la testa nel cappio e si impiccò, come tutte le altre donne che non vogliono sottomettersi e preferiscono la morte.
Quando Salma ha saputo della morte di Shiema ha pianto tanto ed ha deciso di combattere per aiutare le donne a liberarsi da quell’inferno: ha preso la penna ed il quaderno e ha cominciato a studiare prima di nascosto e poi, quando ha capito che suo fratello Atai la difendeva, era molto contenta. L’unica a non essere contenta era nostra madre che per lei aveva altri progetti: voleva darla in moglie ad un imam del nostro villaggio. Sfortunatamente per lei e fortunatamente per mia sorella, in qualità di unico membro maschile della famiglia, la decisione finale spettava a me.
Tutti i proventi delle copie vendute dei libri dei fratelli Atai sono destinati a far crescere il progetto FWAN. Il 29 gennaio 2019 si terrà una presentazione del libro “Ho rifiutato il paradiso per non uccidere” presso la libreria di UBIK di Foggia.