Autismo e sessualità: capiamone di più…
A cura di Filippo Cinquemani
Ho incontrato l’autismo varie volte nella mia vita, sia tramite i centri di riabilitazione che ho frequentato che in altri ambienti. Che cos’è l’autismo? Bella domanda. Al di là delle facili definizioni, una cosa che ho capito, è che non si tratta di qualcosa di così facile da spiegare o da capire, fate voi. Mi è stata d’aiuto in questo senso, la psicologa Luisa Di Biagio che conosce veramente da vicino l’argomento in questione, in quanto è neurodiversa (e bisessuale per non farsi mancare nulla..) lei stessa. La dottoressa Di Biagio oltre a far parte dell’associazione Cascina Blu che, proprio come “Per i diritti umani”, si occupa di combattere l’emarginazione, è anche divulgatrice scientifica degli studi riguardanti l’autismo, il genere e la sessualità.
Nell’intervista che segue ci concentreremo soprattutto sull’ultima pubblicazione della Dottoressa dal titolo “Binari divergenti: Autismo nella cultura di genere” pubblicato da Dissensi. Cos’è l’autismo?
Si tratta di un’organizzazione neurologica diversa rispetto a quello della maggioranza delle persone. In poche parole, la persona autistica ad esempio utilizza la comunicazione in modo diverso, ha bisogni diversi, oppure converge tutte le sue risorse su un unico argomento o tema alla volta. Ci sono innumerevoli sfumature che rendono ogni autistico diverso da un altro, pur mantenendo tratti in comune. Anche il genere biologico determina alcune di queste caratteristiche. Nel mio libro “Donne in blu” (Dissensi) spiego che le donne, rispetto agli uomini, presentano anche una competenza di “multitasking”, e questo può confondere persino i valutatori, se non sono davvero esperti.
Perchè preferire la parola neurodiverso rispetto alla più comune neurodivergente?
La neurodivergenza non include solo l’autismo ma tutto ciò che non è neurotipico-senza-cooccorrenza, in pratica infila in un enorme calderone tutte le esigenze diverse, associate o meno anche una eventuale patologia, come la Dislessia, l’ADHD, fino ad arrivare alla Sindrome di Down… I social, inoltre, hanno contribuito significativamente alla diffusione del termine neurodivergente, con le migliori intenzioni, ma non sempre funzionali. Questa parola, soprattutto per i “non addetti ai lavori”, sembra voler suggerire che tutti, in qualche modo, abbiamo qualche aspetto della nostra organizzazione neurologica che differisce da quello della maggioranza. Simili asserzioni non vanno certo a favore di anni di ricerca e di lotta per l’emancipazione di condizioni come l’autismo.
Perchè l’autismo sembra maggiormente frequente tra persone con disturbi cognitivi?
Perché la presenza di un limite cognitivo interferisce con l’adattamento funzionale, quindi il comportamento non può essere adattato e le necessità spiccano. Molte persone che ricevono la diagnosi negli ultimi anni sono perfettamente sane e talmente competenti nell’adattamento che preferiscono che non si sappia, chiedono privacy, perchè il giudizio della società nei confronti dell’autismo è fortemente negativo. Ci sono tra gli autistici professionisti di vario genere, genitori, mariti, mogli…ma spesso scelgono di non esporsi a causa di quello che potrebbero perdere.
Perche quanto riguarda Identità e orientamento di genere, in “Binari divergenti” riporti risultati di studi accreditati che stimano la percentuale di popolazione autistica non binary o non eterosessuale essere di circa il 70%, come interpreti questo dato?
È la domanda che si sta ponendo tutto il mondo accademico. Tra le ipotesi, la più interessante e stimolante antropologicamente è che noi autistici mentiamo peggio. Mi spiego. Ci sono, ancora oggi, persone tipiche, inserite socialmente come cisgender eterosessuali, che conducono una doppia vita, hanno un marito o una moglie e anche un amante del loro stesso sesso biologico, oppure esprimono ambiti segreti il loro bisogno di appartenere un riferimento di identità diverso. Queste scelte richiedono complesse competenze di l negazione, copertura, l protezione, che dipendono da una lettura precisa e anticipata di tutto quello che gli altri potrebbero “scoprire”. Le persone autistiche utilizzano le risorse per altro i nostri cervelli non sono fatti per giostrarsi nella gestione di una situazione socialmente articolata. Aggiungerei che già il dolore della negazione di sé sugli altri ambiti è significativo, ovvero negare costantemente i nostri bisogni neurologici e sensoriali, al punto tale, che negare anche l’identità e/o l’orientamento di genere può diventare insostenibile.
Rigrazio la dottoressa Di Biagio che è stata davvero molto carina e disponibile e spero che questo articolo vi abbia almeno incuriosito. Condivido il link dell’associazione Cascina Blu® che si occupa di progetti specifici per persone autistiche, tra cui un’interessante concorso letterario! Dateci un’occhiata! https://cascinabluonlus.it/