“Art(e)Attualità”. L’Uomo quantico di Gianfranco Meggiato
di Alessandra Montesanto
Dal Nord al Sud: da Venezia, città natale dell’artista Gianfranco Meggiato, all’antica Akragas, oggi Valle dei Templi, Agrigento: ecco che 13 opere monumentali viaggiano nella geografia e nel tempo, componenti dell’esposizione all’aperto intitolata L’uomo quantico, non c’è futuro senza memoria (visitabile fino al 4 gennaio 2022) in cui Meggiato, ispirandosi alla teoria della Fisica quantistica secondo cui i fotoni si comportano come onde e quando un osservatore qualsiasi guarda l’esperimento, le particelle lo percepiscono e mutano la loro natura da onda a raggio: l’Uomo è, nella ricerca artistica oggi presentata in questa rubrica, in grado di costruire un nuovo futuro, dopo aver acquisito consapevolezza del passato.
Gianfranco Meggiato trae ispirazione anche dalla forma minimale di Brancusi, dalle donne di Moore, dalla leggerezza di Calder…ma molti altri potrebbero essere i colleghi di riferimento; il risultato, in questo suo nuovo corpus, è quello di sculture a forma di sfere o di parallelepipedi, ad esempio, che con la loro morbida circolarità o con il loro slancio verso l’alto, rimandano a temi filosofici, teologici, antropologici e attuali (oltre che alla Scienza): personaggi mitologici e simbolici dialogano, grazie alle opere, con le tracce del passato, diventando allegorie della Vita che si dipana nei secoli, ogni volta diversa e, allo stesso tempo, ogni volta uguale.
Di fronte alle colonne del tempio dei Diocsuri si trovano le sculture intitolate “Il volo” e “L’attimo fuggente” che idealmente rappresentano Castore e Polluce e il concetto di caducità; il Tempio di Giunone fa da sfondo a “Lo specchio dell’assoluto” (opera inedita di quattro) che emana un’energia vibrante data da sfere luminose che si fanno squarci di coscienza; al lato del tempio di Zeus sono collocate “Sfera acquarius” e “Quanto di luce”, di colore nero, magmatico che rifrange i raggi di sole, diffondendo bagliori ambrati: dalla terra al cielo, il percorso dell’anima umana…Forse.
Molti i materiali utilizzati per le opere: il bronzo, l’alluminio, l’ottone, l’acciaio in un gioco affascinante di pieni e di vuoti, di superfici opache e specchianti, in cui lo sguardo si perde, si insinua, come nel labirinto della mente, dell’esistenza, della Storia.
Una ricerca, un’idea concettuale raffinata e ricca di riflessioni che abbracciano varie disclipline per rimettere al centro l’Uomo, con le sue fragilità, ma soprattutto con la sua capacità di elaborare e di apprendere per evolversi. Un bellissimo messaggio di speranza e di invito al nutrimento di Sè per il bene di tutti.