Ricominciare dalle relazioni: i giovani cercano legami, non solo risposte

(da: https://www.everyone4mentalhealth.it)
Dai dati Toniolo-Ipsos un segnale chiaro: il benessere passa da reti affettive, fiducia e partecipazione
In un tempo in cui si parla spesso del “disagio giovanile”, è utile fermarsi a leggere i dati, con attenzione ma senza catastrofismi. Lo fa il Rapporto Giovani 2024, pubblicato dall’Istituto Giuseppe Toniolo con la collaborazione di Ipsos e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che offre uno spaccato articolato e documentato della condizione giovanile in Italia e nel mondo¹.
Dall’indagine, che ha coinvolto oltre 200.000 giovani in 22 Paesi, emerge un quadro complesso: nei Paesi più sviluppati, i giovani si dichiarano meno soddisfatti della propria vita rispetto a coetanei di contesti con minori risorse materiali. Questo paradosso ha una spiegazione: la ricchezza economica non basta, se mancano relazioni significative, fiducia e spazi di espressione.
In Italia, il 53% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ritiene difficile costruire un futuro solido nel nostro Paese, ma il dato più interessante riguarda i fattori che migliorano il benessere percepito: chi frequenta comunità, gruppi sportivi, associazioni o ha relazioni stabili, mostra livelli di ottimismo e soddisfazione molto più alti².
Lo sottolinea anche Avvenire, che in un ampio dossier ha parlato di **“bene relazionale” come primo indicatore di salute psichica tra i giovani”**³. Un elemento ancora più rilevante se si considera che la solitudine è il primo predittore di disagio emotivo. Dove mancano legami autentici, aumentano ansia, insonnia e ritiri sociali. Ma dove ci sono reti vive, il benessere risale.
Il rapporto mostra anche che l’esperienza religiosa regolare (almeno una volta a settimana) è associata a un livello di soddisfazione più alto, così come la partecipazione civica e culturale. Non una questione di fede in sé, ma di spazi di senso e relazione.
Altri dati di contesto rafforzano questa lettura. Secondo l’ISTAT, in Italia ci sono 10,6 milioni di giovani tra i 12 e i 29 anni, ma il 19% è disoccupato e l’indice di vecchiaia è ormai a 208 anziani ogni 100 minori⁴: un quadro che rende la voce delle nuove generazioni ancora più cruciale per il futuro del Paese.
Infine, il sonno e i social. Una ricerca delle Università di Cambridge e Fudan ha mostrato che andare a dormire tardi e restare connessi fino a notte fonda ha un impatto diretto su benessere emotivo e concentrazione. Le ragazze sono più vulnerabili, con un indice di salute mentale inferiore a quello dei ragazzi (67,4 contro 74,3)⁵.
Ma il messaggio che emerge non è solo di fragilità. È anche e soprattutto un invito a coltivare relazioni autentiche, a costruire luoghi dove i giovani possano crescere, confrontarsi, sbagliare e ripartire. A investire, come società, su legami più che su performance.
Come scrive Alessandro Rosina, coordinatore scientifico del Rapporto: “I giovani non chiedono risposte preconfezionate, ma condizioni per esprimere il proprio potenziale”. E forse, proprio da qui, può partire una nuova alleanza tra le generazioni.
📌 Fonti
¹ Istituto Toniolo, La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2024, Il Mulino, 2024 → istitutotoniolo.it
² Ivi, dati Ipsos, sezione benessere soggettivo e relazioni.
³ Massimo Calvi, “Il malessere dei giovani, guaio globale”, Avvenire, 16 maggio 2025.
⁴ ISTAT, Giovani 2023, dati riportati in Avvenire, 16 maggio 2025.
⁵ Studio Cambridge–Fudan, citato in Avvenire, 16 maggio 2025.