“VenerdIslam”: Sonita, bambine in vendita
di Monica Macchi
Lascia che ti sussurri queste parole,
così che nessuno senta che sto parlando delle bambine vendute.
La mia voce non dovrebbe essere ascoltata perché contro la Sharia,
le donne devono rimanere in silenzio
Bride for Sale
Sonita è una ragazzina afghana, immigrata in Iran che frequenta i centri di accoglienza e segue in particolare i corsi di musica: sogna infatti di fare musica rap e qui conosce Rokhsareh Ghaemmagham, che decide di girare un documentario sulla sua storia. Il loro rapporto si fa sempre più stretto al punto tale che quando Sonita vuole andare a dormire è costretta a chiederle: “spegni la telecamera, devo togliermi il velo e non posso farmi vedere senza”: in questo sta uno dei motivi d’interesse e di estetica contemporanea del film in quanto la regista supera la linea d’invisibilità e dialoga sia pure fuori schermo, con la protagonista. Ma quando la madre di Sonita vuole riportarla ad Herat per venderla a 9.000 dollari, soldi che permetterebbero al fratello maggiore di sposarsi, la regista interviene direttamente e offre alla madre 2.000 dollari, che equivalgono a sei mesi di libertà. Sonita compone una canzone “Bride for Sale” e la regista crea un video in cui su uno sfondo nero, la ragazzina appare con un codice a barre disegnato in fronte, poi con il volto tumefatto e infine in abito da sposa. Ben presto il video diventa virale in rete e arriva fino in Utah dove la Wasatch Academy le offre una borsa di studio per continuare a cantare e fare musica; ora Sonita si trova in America pronta a inseguire il suo nuovo sogno: diventare avvocatessa.